Sulle colline che dominano la Val Bisagno, immerso tra pini e silenzi, si erge il Forte Quezzi, una delle fortificazioni meno conosciute del sistema difensivo genovese. Costruito a 285 metri sul livello del mare, il forte racconta una storia di strategia militare, ingegno architettonico e abbandono.
Origini e costruzione
L’idea di edificare una struttura difensiva sul colle della Calcinara nacque nel 1747, durante la guerra di successione austriaca. Genova, minacciata dall’esercito austro-piemontese, decise di rafforzare le proprie difese. Il progetto fu affidato all’ingegnere militare Jacque de Sicre, ma inizialmente i lavori furono interrotti per mancanza di fondi.
Nel 1800, durante l’assedio di Genova, il generale Andrea Massena ordinò il completamento del forte. In un’impresa leggendaria, il Forte Quezzi fu costruito in tre giorni e tre notti, impiegando botti riempite di terra, muri a secco e l’instancabile lavoro di soldati e ufficiali.

Epoca napoleonica e sabauda
Nel 1809, sotto il dominio napoleonico, il forte fu ampliato con una caserma a due piani e un bastione in pietra. Dopo l’annessione di Genova al Regno di Sardegna nel 1814, il forte fu armato con due cannoni da 16 pollici e tre obici lunghi, ospitando fino a 175 uomini.
Tuttavia, già nel 1830, una relazione militare lo definì “di scarsa utilità”, e nel 1875 fu considerato “di poco valore”. Nel 1857, alcuni seguaci di Mazzini tentarono invano di impadronirsene.
Declino e Seconda guerra mondiale
Nel Novecento, il forte cadde in disuso. Durante la Seconda guerra mondiale, il primo piano fu demolito per installare postazioni di artiglieria contraerea. Al termine del conflitto, il Forte Quezzi fu abbandonato e depredato.
Oggi, le sue mura perimetrali sono le uniche vestigia riconoscibili, e il sito è utilizzato come ricovero per greggi.
Come raggiungerlo
Il forte è raggiungibile:
A piedi, da Quezzi o Sant’Eusebio, seguendo la strada poderale verso la chiesa di Sant’Eusebio
In auto, dal quartiere del Biscione, lungo una vecchia strada militare asfaltata.
(Tratto da “Fortificazioni campali e permanenti di Genova, Renato Finocchio, Valentini Editore)

(Tratto da “I forti di Genova” Sagep Editice)