Il forte è situato sul contrafforte occidentale del Ratti, su di una posizione dominante il Bisagno a quota 290 m. sul livello del mare. Per arrivarvi si imbocca via Bracelli e via Loria. Una breve passeggiata in mezzo ad un bosco di conifere dopo il quartiere denominato “Biscione” ci conduce sotto le mura del forte, ma la nostra escursione può proseguire sempre interessante e varia. Lungo la carrozzabile incontreremo fortificazioni campali o trincee, la torre Quezzi, altre trincee a Leamara. Da qui la strada si biforca; a sinistra si scende a S. Eusebio in un quarto d’ora; a destra si arriva facilmente a forte Ratti percorrendo la strada costruita dai prigionieri della guerra 1915-18.
Il forte Quezzi e la Madonna del Monte erano due posizioni vitali per la protezione di Genova, in quanto da queste alture si poteva battere le mura della città con l’artiglieria e bloccare la valle del Bisagno. Il 12 giugno 1747 gli Austriaci al comando di Schulenburg dilagano dal Ratti su Quezzi, occupando il contrafforte senza colpo ferire e restando fermi per quasi un mese su questa linea.
Dietro il monte Quezzi impiantano l’accampamento, e per difenderlo meglio costruiscono, oltre alle note trincee, una ridotta in località detta “Valle del Vento”, di cui abbiamo alcune rappresentazioni sulle cartografie del 1748, ma comunque troppo vaghe. La pianta era a forma stellare ed il complesso era formato da una trincea e palizzata. La ridotta è menzionata il 4 luglio 1747 perché essa è tenuta da 300 granatieri che devono proteggere le spalle all’armata austriaca che si ritira.
Della primitiva ridotta è rimasto niente perché il nuovo forte si è praticamente sovrapposto al precedente, però presso il basamento a nord sono ancora evidenti spezzoni di trincea a freccia che paiono voler sgusciare da sotto le fondamenta dei muri per mettersi ancora in mostra.
Il primo progetto è del Sicre, in data 6 aprile 1747, e come gli altri progetti è irrealizzabile.
Si tratta del solito forte compatto e basso sul terreno, cinto da ampio fossato e composto da magazzini e ricoveri per i soldati; da costruirsi in muratura nella parte inerente gli alloggiamenti ed in pietre a secco e gabbioni per la cinta. Costo lire genovesi L. 62.000. Un’altro progetto il Sicre lo presenta il 15 agosto 1747. Col passaggio alla fase esecutiva, il De Cotte si trovò nell’impossibilità di attenersi ai disegni del Sicre a causa dell’orografia.
Si tratta del solito forte compatto e basso sul terreno, cinto da ampio fossato e composto da magazzini e ricoveri per i soldati; da costruirsi in muratura nella parte inerente gli alloggiamenti ed in pietre a secco e gabbioni per la cinta. Costo lire genovesi L. 62.000. Un’altro progetto il Sicre lo presenta il 15 agosto 1747. Col passaggio alla fase esecutiva, il De Cotte si trovò nell’impossibilità di attenersi ai disegni del Sicre a causa dell’orografia.
Il fortilizio che ne risulta è molto più allungato, pur conservando in linea di massima i criteri distributivi delle masse, con quattro semibaluardi agli angoli. Subito dopo l’inizio i lavori furono sospesi.
Nonostante qualche piccola modifica apportata nel 1799, nel 1800 la ridotta non era assolutamente utilizzabile. “Il quarto controforte è quello di Quezzi ove si è cominciato a fabbricare un forte, che sarebbe stato utilissimo. Avrebbe veduto i due rovesci del controforte della Madonna del Monte e ne avrebbe impedito l’occupazione”.
Sulla condizione dell’opera ci ragguaglia anche una nota tratta da il “Giornale delle operazioni Militari e dell’assedio e del blocco di Genova”: “Quezzi era stato scelto per costruirvi un forte; ne erano segnate le tracce, e ne era cominciata l’esecuzione. Vi erano già alcune parti di rivestimento di 40 piedi di altezza e di altre più basse, ma senza rampari di terra e senza parapetti. Tre grandi aperture nelle parti morte ed inaccessibili toglievamo ogni idea di ristabilire quel forte e nè gli Austriaci e nè i Francesi avevano ancora pensato a cavarne alcun partito per la difesa di questa posizione”.
Il mattino del 30 aprile gli Austriaci si rendono padroni della postazione ma per loro più che di una scalata ad un forte, si trattò di scontri tra delle rovine inutilizzabili. Nel pomeriggio i soldati francesi, su tre colonne, muovono per riconquistare S. Martino e Quezzi.
La battaglia è violentissima; deve intervenire Massena in persona per ristabilire la situazione. A sera gli Austriaci sono respinti e abbandonano la zona. In periodo napoleonico furono intrapresi altri lavori; come testimoniano le planimetrie. A quanto risulta dai disegni, alla precedente costruzione precaria venne appoggiata la nuova in muratura, allargando così la ridotta di alcuni metri tutto attorno. Il bastione di levante fu ingrossato; la porta preceduta da fossato fu potenziata da un corpo di guardia e coperta da una volta, una rampa conduce agli spalti.
La caserma, su due piani, era di una linearità pulita, l’autonomia difensiva era assicurata da due enormi cisterne e da due magazzini. Un marginale episodio fu vissuto durante un tentativo di colpo di mano nel 1857 da parte di rivoltosi seguaci di Mazzini.
Caduto in disuso il forte venne utilizzato nell’ultimo conflitto come postazione controaerea con l’aggiunta di alcuni baraccamenti. Attualmente è abbandonato ed in rovina, la caserma è stata demolita.
(Tratto da “Fortificazioni campali e permanenti di Genova, Renato Finocchio, Valentini Editore)
(Tratto da “I forti di Genova” Sagep Editice)