La Porta Granarolo, situata a settentrione del piccolo borgo che porta lo stesso nome, serviva a collegare direttamente l’interno delle mura con l’unico grosso villaggio di Begato. Il portello non fu compreso nell’elenco proposto ai Collegi da Ansaldo De Mari e probabilmente fu costruito in un secondo tempo, verso la fine del XVII sec., in sostituzione di una sortita prevista come sempre su di un fianco del baluardo. Infatti, nei rilievi del Codeviola, la galleria d’uscita indicata come Porta di Granarolo, era appena un semplice cunicolo di dieci palmi di larghezza (m. 2,48) e la nuova sistemazione della sortita fu facilitata dal forte dislivello al quale si trovavano i due fianchi opposti del suo baluardo piatto. Verso l’interno della cinta, oggi come allora, la Porta si apre su un piccolo piazzale affacciato lungo il “ramparo” e collegato al terrapieno superiore e a quello inferiore per mezzo di scale in pietra, mentre verso l’esterno è caratterizzata da un bel fornice a tutto sesto in arenaria, sul quale contrasta uno stemma settecentesco in marmo bianco.
Nel rilievo del Brusco, il fornice esterno era protetto, oltre che dal fossato, da un muretto chiuso da un cancello o da una sbarra come quello descritto da Giovanni De Medicis e l’accesso al fossato era interrotto da una doppia muratura posta a baionetta.Oggi, che la strada asfaltata per Begato passa molto più a valle e penetra all’interno della cinta attraverso un’ampia breccia, l’antica Porta è rimasta deserta e la vecchia strada termina nella campagna seminascosta da sterpi, piante. I passaggi esterni, il fossato e la via coperta, sono però ancora leggibili, quantunque molto modificati da sistemazioni ottocentesche.
Anche la galleria interna, è stata ampliata dal Genio Militare Sardo e si è creato un vano forse molto più agevole per il corpo di guardia, ma che, ricavato tra l’antico stretto passaggio ed il muro esterno del baluardo, rendeva quest’ultimo molto più vulnerabile, diviso dall’esterno dallo spessore di un solo diaframma di muratura anziché da quello compatto del terrapieno.
(Tratto da “Le Fortificazioni di Genova” di Leone Carlo Forti)