Forte Crocetta

La località è a 160 metri sul livello del mare sopra la valle Polcevera. Si può raggiungere il forte percorrendo corso Martinetti e corso Belvedere, lasciato qui l’automezzo si intraprende la salita al forte della Crocetta ed in meno di cinque minuti vi si è davanti. Un altro itinerario meno noto ma più interessante è scendendo dal fianco della Tenaglia e percorrendo la linea trincerata protetta da un muro eseguita nel 1826. A metà discesa il muro forma un baluardo su cui sono i resti della torre detta Granara, anch’essa incompiuta e trasformata in una semplice postazione all’aperto con l’innalzamento di un sottile muro semicircolare sulle sue fondazioni. La barriera termina poco più a valle con una porta a guardia di “Salita al Forte Crocetta”, che da qui diviene una strada campestre che conduce a Begato. Un altro accesso è da Begato tramite salita V. Bersezio.
Il nome della località deriva da un piccolo complesso conventuale degli Agostiniani finito di costruire nel 1609. Annessa al convento era una chiesetta ornata con insigni tele intitolata al SS. Crocifisso detto di Crocetta. Risulta che nel 1771 erano ospitati 17 religiosi. Il convento fu soppresso nel 1798 e demolito nel 1815. Nelle planimetrie del 1747 vediamo il piccolo edificio religioso completamente circondato da trinceramenti ed affiancato da due batterie puntate sulla Polcevera, le trincee poi si collegavano al Belvedere e da questo scendevano a Sampierdarena. Questa posizione avanzata, ideata dal Sicre, doveva essere custodita da almeno 400 uomini. Durante l’assedio del 1747  le trincee, nonostante la vicinanza dei nemici non furono mai impegnate in combattimenti. Molto attive furono al contrario le batterie che bersagliavano le posizioni e le opposte batterie piemontesi a Coronata, od i movimenti di truppa a Rivarolo.
In periodo napoleonico furono eseguite alcune modifiche, sistemando il terreno intorno alla chiesa in forma poligonale ed utilizzando per quanto possibile le strutture conventuali.

Fu anche elaborato un progetto per costruirvi un vero forte ma venne lasciato incompiuto.
Nel 1815, con l’annessione al regno Sardo iniziarono i lavori di spianamento di tutte le opere esistenti in sito per dar via alla costruzione di un forte. Un primitivo progetto fu eseguito tra il 1819 ed il 1823. Consisteva in una struttura a pianta vagamente trapezoidale con due semibaluardi sul lato maggiore, verso monte, ed un angolo saliente verso Rivarolo. Il forte era molto basso sul terreno e praticamente ripeteva la formula del Tenaglia di semplice terrapieno con alloggiamenti celati dietro le spesse mura. Sul terrapieno era un cavaliere protetto da uno spesso argine di terra, infatti i pezzi da questa posizione dovevano colpire le ripide pendici del monte. L’ingresso era a levante al centro della cortina, questo dava su un piccolo cortile; una rampa serviva a trasportare i pezzi sul terrapieno.
Nel 1827, dopo aver allargato la strada d’accesso, si passò ad una seconda fase dei lavori. Il forte fu rialzato di un altro piano e circondato da un fossato largo 7 metri. Di conseguenza la porta che in precedenza era a livello terra fu spostata al primo piano e collegata alla strada con un ponte levatoio. È possibile distinguere le due fasi della costruzione nell’innesto delle murature e nel tipo di mattone. Il portone si apre ancora su di uno stretto cortile, a destra era il corpo di guardia; di fronte l’alloggio del comandante, triste e buio ma con il conforto di un caminetto. Al centro un largo corridoio conduce al terrapieno prospettante Rivarolo. A sinistra è il deposito del materiale d’artiglieria ed il magazzino polveri; a fianco la scala per raggiungere la piattaforma superiore. Tutta la struttura della caserma è protetta da un notevole manto di terra per assorbire la forza di penetrazione dei proiettili. Lo spessore del riporto è di 10 metri verso valle e due metri sulle volte dell’ultimo piano. L’artiglieria era piazzata sul terrapieno inferiore, servito dal largo corridoio per il trasporto dei pezzi; sul terrazzo superiore, dietro il parapetto in terra, era la posizione per la fucileria ed i piccoli calibri.
Nel 1849 i Genovesi si arresero senza combattere ai Piemontesi di La Marmora, fu quindi usato per imprigionare i rivoltosi presi alla Tenaglia, Crocetta, Belvedere e nelle campagne circostanti.
Il forte, poco conosciuto, presenta aspetti inconsueti per l’epoca in cui fu fatto, e già precorre le tecniche difensive; il terrapieno visto da valle mimetizza quasi la struttura, facendola apparire un tutt’uno con la costa, mentre veduto da monte potrebbe non differire molto dagli altri forti. Il portale a tutto sesto è incorniciato da due paraste in mattoni, ai fianchi delle quali si aprono i tagli per il passaggio dei meccanismi di sollevamento del ponte; nel mezzo un riquadro in cui era lo stemma Sabaudo, la facciata, i fianchi, parte del fossato sono punteggiati da numerose feritoie e cannoniere.
Un cordolo in laterizio contorna il forte all’al tezza dei parapetti, marcando anche la diversa inclinazione tra la struttura muraria a scarpa ed il parapetto a piombo.
In una piccola costruzione a monte della strada era l’ufficio del dazio di Sampierdarena.
Il forte è in buon stato di conservazione ma è chiuso ai visitatori. 

(Tratto da “Fortificazioni campali e permanenti di Genova” di R. Finocchio, Valentini Editore)

Mappa Crocetta
Piantina Forte Crocetta

(Piantina tratta da “I forti di Genova” Sagep Editice)


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