Alla quota di metri 670, sulla vetta del Monte detto il Diamante, sovrastante le colline attornianti Genova e da cui si dominano le strade di comunicazione tra le Valli del Polcevera e del Bisagno con la Città secondo il disegno dell’ingegnere Giacomo De Sicre venne costruita una postazione destinata ad essere sito fortificato e posizione di vedetta per esplorare le mosse del nemico nelle sottostanti Valli. L’entità di quei primi apprestamenti difensivi non corrispondeva però all’importanza di quella posizione strategica, considerata come avamposto dello Sperone. Fu solo nel 1756 che gli ingegneri De Sicre e De Cotte ed il Maresciallo Flobert, a ciò invitati dal Magistrato delle Fortificazioni della Repubblica e per incoraggiamento del Marchese Giacomo Filippo Durazzo, convennero sull’opportunità di costruire sulla vetta del Monte un vero e proprio Forte, secondo i piani che lo stesso De Cotte aveva approntati. Il Flobert era propenso all’idea che una costruzione di tali caratteristiche dovesse erigersi a Bocca d’Asino (Boccadasse; in quanto Bocca d’Asino era l’antica denominazione di Boccadasse), tuttavia di fronte all’insistenza del Durazzo che aveva offerto un generoso contributo di 50.000 Lire per l’attuazione dell’opera, anche il Flobert finì per dare la sua approvazione. Accettato dal Governo il contributo finanziario del Durazzo ed approvati i disegni del De Cotte, il 2 giugno 1756 si diede inizio ai lavori che, per contrasti insorti nell’esproprio di superfici di terreni privati, ebbero un periodo di sospensione.
A compimento dei lavori il Governo della Repubblica decise di apporre all’ingresso del Forte a sue spese, una lapide oggi scomparsa recante la seguente iscrizione: PROPUGNACULUM D. D. JACOBO ET PHILIPPO DURAZZO SACRUM JACOBI PHILIPPI DURATIT PATRIAE AMANTISSIMI SUMPTIBUS ERECTUM ANNO MDCCLVIII (Trad.: “Forte dedicato ai Divi Giacomo e Filippo Durazzo, costruito l’anno 1758 a spese di Giacomo e Filippo Durazzo amantissimi della patria”).
La cintura interna comprende nella parte a mezzogiorno il corpo del Forte e a settentrione il terrapieno sopraelevato e comunicante con la scala d’accesso ai piani. Da un disegno datato 1796 conservato nella raccolta “Mappe e Disegni” dell’Archivio di Stato di Genova, la rappresentazione frontale del Forte con l’esposizione dei vani di alloggiamento delle truppe ripartite su tre piani, mostra le falde spioventi di copertura del tetto. Tale copertura non si addiceva all’esposizione del Forte soggetto all’intensità del vento di tramontana, e nel periodo napoleonico venne abolita per ottenere un piano di terrazza con caditoie lungo il perimetro interno, utilizzabile come ulteriore elemento difensivo. Durante l’epico assedio del 1800 la difesa del Diamante fu affidata a Bertrand; gli austriaci nell’aspro combattimento del 30 aprile, dopo essersi impadroniti, con improvviso assalto delle posizioni, dei Due Fratelli, posero il blocco del Forte ed il loro Comandante, luogotenente Generale Conte di Hohenzollem, intimò la resa al Bertrand in questi termini; “Vi intimo, Comandante, di rendere all’istante il vostro Forte, altrimenti tutto è pronto ed io vi prendo d’assalto e vi passo a fil di spada. Potete ancora ottenere una capitolazione onorevole. Davanti al Diamante alle 4 di sera. Conte di Hohenzollem”.
La risposta data dal Generale Bertrand espresse la sua consapevole determinazione a resistere: “Signor Generale, l’onore, che è il pregio più caro per i veri soldati, proibisce Imperiosamente alla brava guarnigione che io comando di rendere il Forte di cui mi si è affidato il comando, perché possa acconsentire alla resa per una semplice intimazione, e mi sta troppo a cuore Signor Generale, di meritare la Vostra stima per dichiararvi che la sola forma e l’impossibilità di difendermi più a lungo, potranno determinarmi a capitolare. Bertrand”. Il piccolo presidio Francese infatti non si arrese e con l’intervento dei battaglioni di Soult gli austriaci furono ricacciati sulle posizioni di partenza.
Dopo il 1814 al Forte furono apportati nuovi rafforzamenti a cura del Governo Sardo; scaramucce attorno al Forte si ebbero durante i Moti Genovesi del marzo-aprile 1849, ma si tratto di azioni di scarso rilievo. Nel giugno 1857 un gruppo di aderenti al movimento capeggiato da Giuseppe Mazzini e dal Pisacane, ne tentò l’occupazione mediante un’azione notturna e nel corso di essa un sergente che aveva opposto resistenza venne ucciso; il fallimento dei Moti che contemporaneamente dovevano aver luogo in Città, indusse gli insorti ad abbandonare la posizione. Malgrado la costruzione figuri nell’elenco degli edifici di rilevanza storica ed artistica, il prolungato abbandono ha determinato il progressivo deterioramento delle sue strutture interne ed esterne.
(Tratto da “Mura e fortificazioni di Genova” Riccardo Dellepiane, Nuova Editrice Genovese)
(Cartina tratto da “I forti di Genova” Sagep Editice)