Il santuario della Madonna del Monte ha origine da una cappella, già esistente nel 958, in cui si venerava la statua della Vergine. Le prime notizie documentarie sulla chiesa risalgono al 1183 e riguardano una lite intercorsa tra il canonico mortariense Giusto e l’arcivescovo di Genova Ugone. Quest’ultimo si rifiutava di consacrare la nuova chiesa, costruita accanto all’antica cappella, perché Giusto non aveva osservato alcune disposizioni poste dall’arcivescovo. Della chiesa, officiata dai monaci mortariensi, una congregazione fondata nel 1083 da Adamo Mortara e provenienti dal priorato di San Giovanni di Paverano, non restano che poche vestigia ricomparse durante i restauri del 1970. La chiesa mortariense doveva essere a navata unica e occupava all’incirca la parte superiore dell’attuale navata destra, dalla cappella di San Pietro d’Alcantara alla cappella della Natività, che ancora nel 1582 veniva indicata, dal visitatore apostolico Francesco Bossio, come cappella «maior» e sul cui altare fu collocata nel 1444 la statua della Madonna del Monte. Nel 1387 il priorato del Monte diventa commenda perpetua, amministrata direttamente dalla Santa Sede, che l’affida ai canonici regolari mortariensi e quindi, dal 1415, ad un canonico di San Lorenzo.
Nel XV secolo la chiesa, ormai quasi in rovina, per la sua singolare posizione immersa nel verde ma non distante dalla città, viene considerata dai Francescani Osservanti come luogo privilegiato d’insediamento. Gli Osservanti, che contrapposti ai Conventuali di San Francesco di Castelletto, avevano acquistato maggior forza in città e l’appoggio di famiglie nobili, riescono, nel 1444 per intercessione del doge Raffaele Adorno presso papa Eugenio IV, ad ottenere tutti i diritti sul vecchio priorato e sui beni ad esso annessi. I restauri, finanziati dall’Adorno, riguardarono l’ampliamento della chiesa e la costruzione del nuovo con vento che fu consegnato ai frati il 13 settembre del 1444, mentre il 21 novembre dello stesso anno fu traslocata dalla antica cappella, con una solenne processione, la statua della Madonna. L’acquisizione da parte dei Francescani riformati fu, a posteriori, giustificata con eventi sovrannaturali. Infatti, secondo la tradizione, nel 1440 apparirono sul Monte luci misteriose, attribuite a voli di angeli che si recavano a rendere omaggio alla Vergine, le quali ricomparvero nel 1525, nella notte che precede la festività di San Michele arcangelo, e nel 1566, nella notte avanti la festività di San Francesco, costituendo un invito a rinnovarne il culto e un incentivo alle trasformazioni e agli abbellimenti successivi della chiesa. Tra la prima e la seconda apparizione, inoltre, la chiesa cambiò dedicazione e si intitolò alla Annunziata, devozione tipicamente francescana. All’inizio del XVI secolo però ricomparve l’antico titolo alla Madonna del Monte, con il quale giunse fino ad oggi.
Secondo una ricostruzione del Macciò, alla chiesa mortariense fu aggiunta nel Quattrocento la navata centrale con il presbiterio e quella di sinistra. Il presbiterio non era sopraelevato, né esistevano lo scurolo (piccolo ambiente sotterraneo destinato ad ospitare immagini sacre o reliquie) e lo sfondamento del coro che furono eseguiti dai Saluzzo nel XVII secolo. Tale ricostruzione però contrasta con la pianta pubblicata da Matteo Vinzoni ne Il dominio della Serenissima Repubblica di Genova in terraferma (1773, p.4), in cui la chiesa si presenta a navata unica con cinque cappelle su ambo i lati. Probabilmente la pianta si riferisce alla situazione preesistente, ma non è escluso che vada interpretata come il progetto di una possibile ricostruzione.
Inoltre nel disegno compare anche il progetto per la tribuna dei Saluzzo e lo scurolo, in forme che tuttavia non corrispondono a quelle realizzate.
Nella seconda metà del Quattrocento e nel Cinquecento si susseguirono lavori parziali di ristrutturazione architettonica e di decorazione per adeguare gli spazi interni della chiesa alle nuove cappelle acquistate dalle famiglie nobili e destinate alle loro sepolture. Monsignor Bossio riassume, nella sua sintetica relazione, la situazione della chiesa come si presentava nel 1582 e ordina alcuni lavori che dovevano restituire decoro alla chiesa, secondo lo spirito post-tridentino, senza però intaccarne la struttura architettonica preesistente.
Ulteriori lavori di ristrutturazione furono apportati nel Seicento, quando il giuspatronato del presbiterio e del coro fu concesso a Giacomo Saluzzo. Sebbene la concessione risalga al 1601, i lavori incominciarono nel 1628 e si conclusero nel 1630, data che compare nel presbiterio, nelle epigrafi dei monumenti funebri dei sei fratelli Saluzzo e in una lapide murata nello scurolo della Vergine. Nel 1630 infatti la statua della Madonna fu sistemata con una solenne intronizzazione nella cripta.
Due anni dopo venne collocata nel coro la pala con l’Assunta di Domenico Fiasella. Nel 1633 si chiuse al culto lo scurolo e l’immagine scultorea della Vergine venne trasportata nella cappella dello Sposalizio. All’anno successivo, terminata la decorazione della volta dello scurolo, opera di Giovanni Andrea Ansaldo, risale la seconda solenne intronizzazione. Altre modifiche all’altare e al coro della cappella della Madonna furono eseguite tra fine Seicento e primi decenni del Settecento per interessamento di Carlo Maria Saluzzo, che fece pervenire al Monte il paliotto (paramento che copre la parte anteriore dell’altare), poi trafugato in epoca napoleonica, e la balaustra opera di marmisti napoletani. Per quanto riguarda l’autore del progetto di intervento architettonico saluzziano, si pensa sia da attribuire a Pietro Quadro, utilizzato dai Saluzzo a Pammatone (1636), mentre ad un altro architetto destinato a grande fama, Bartolomeo Bianco, spetta la costruzione dell’oratorio, sua prima opera documentata e forse anche essa legata alla committenza dei Saluzzo.
Nel 1654 iniziarono i lavori di ristrutturazione e di ampliamento della chiesa in forme barocche, eseguiti da Giovanni Battista Ghiso, uno dei più noti architetti della Repubblica, e a spese di Giovanni Battista Negrone. Nel Seicento fu costruito anche il campanile e vennero erette dai Saluzzo undici cappelle nei luoghi dove fin dal 1623 erano state innalzate croci per le stazioni della Via Crucis, mentre altre tre cappelle furono edificate dai frati prima del 1745. Negli anni 1748-55 venne riselciata, a cura di Urbano Saluzzo e di altri benefattori, la strada poi detta “nuova” e successivamente costruita l’ultima delle quindici cappelle, all’inizio della salita.
(Tratto da “Nostra Signora del Monte”, Sagep Genova)