Il Forte Santa Tecla fa parte dello sbarramento orientale della città ed è in posizione strategica sia per controllare l’antica via romana a S. Martino che per fermare la discesa del nemico proveniente dal Ratti.
Il forte situato quasi tra l’abitato, si raggiunge rapidamente salendo da S. Fruttuoso oppure percorrendo salita superiore di S. Tecla che da S. Martino conduce ai Camaldoli.
Nel 1747 su questa collina era stata approntata una piccola ridotta addossata ad una chiesetta campestre dedicata a S. Tecla e ad una aderente casetta appartenente ai Camaldolesi. Ma la ridotta ed i difensori non ebbero occasione di passare alla storia perché la zona fu occupata senza colpo ferire il 12 giugno 1747 dagli Austriaci che erano calati dal Ratti, e che sistemeranno qui una batteria per colpire l’avamposto genovese della Madonna del Monte.
Con la ritirata austriaca il Sicre aveva già pronto un progetto di un forte da costruirsi a S. Tecla. Come disegno non discosta molto da quello del Diamante, ma anche qui manca una aderenza alla realtà morfologica del terreno. Il forte è da manuale e per zone pianeggianti; le mura sono basse e circondate da ampi fossati. Le spese per il taglio di tanto terreno roccioso sarebbero state assurde, e non furono assolutamente considerate le difese naturali offerte dal pendio del monte.
Comunque nonostante i molteplici inconvenienti, nell’agosto del 1747 fu dato incarico di eseguire i lavori ai capi d’opera Bartolomeo Orsolino, Pietro Cantone e Giovanni Montaldo, sotto il controllo dell’Ingegnere Militare De Cotte. Il contratto stabiliva tempi molto stretti nella consegna: due mesi per preparare i terrapieni, caserme a prova di bomba per alloggiare 150 soldati, 2 magazzini, cisterna. Durante il procedere dei lavori si rileva già che il forte non potrà avere mai quei requisiti di sicurezza senza dover incorrere in spese spropositate. Previsione giusta perché un anno dopo il Sicre presenta un altro preventivo per le migliorie da apportare; dalle 114 mila lire iniziali si passa a 174 mila lire genovesi.
Nel 1751 il forte è terminato con la sua caratteristica planimetria di H data dalle opere a corno. Il Sicre ancora insoddisfatto nel 1756 propone variazioni con l’innalzamento di una caserma sul fronte a monte, ma il nuovo progetto fu respinto perché ritenuto troppo oneroso finanziariamente.
L’incarico di presentare nuovi disegni fu affidato al Maggiore Ingegnere Michele Codeviola nel 1759, ma bisognerà aspettare il 1774 per avere un progetto veramente esecutivo sempre del Codeviola.
Il forte pur mantenendo inalterato il perimetro degli spalti, si arricchisce di nuovi locali per la truppa e magazzini.
Il 30 aprile 1800 gli Austriaci scatenano una grande offensiva che li rende padroni di alcuni forti, ma S. Tecla resiste ottimamente, anche perché è uno dei pochi in muratura. Con la resa della città del 5 giugno il forte passò per qualche giorno in possesso austriaco, per ritornare in mano francese a seguito della vittoria di Marengo.
Con l’annessione di Genova al Piemonte si diede mano a sostanziali lavori di potenziamento, in un periodo compreso tra il 1815 ed il 1833.
Sul lato mare si costruisce una caserma alta due piani, mentre le opere a corno del lato a monte si alzano di un piano per dare riparo a due postazioni munite di diverse cannoniere.
Molti perfezionamenti sono apportati alle prime difese esterne. Un muro ad andamento irregolare si articola intorno al forte, una sorta di camino coperto segnato da numerose feritoie e garitte di guardia. Un altro muro con feritoie si estende a valle, dal lato Genova. Sul piazzale prospiciente è sistemata una postazione esterna realizzata con un riporto in terra per mettere in batteria sei pezzi di grosso calibro orientati su Sturla. Il portale preceduto da un fossato è contornato da un bel bugnato, sovrastante è lo stemma Savoia.
Durante i moti del 1849 il forte fu occupato da alcuni rivoltosi, ma poi abbandonato al sopraggiungere dei Piemontesi. Verso la fine dell’800, perduta ogni funzione strategica fu adattato a carcere, in seguito
accolse un’osteria; dopo l’ultima guerra fu occupato da sfollati ed emigrati.
(Tratto da “Fortificazioni campali e permanenti di Genova” di R. Finocchio, Valentini Editore)
Attualmente il forte è gestito dalla Associvile Volontari Protezione Civile Genova
(Tratto da “I forti di Genova” Sagep Editice)