Architetti e Tecnici Militari che operarono alle fortificazioni e mura di Genova

Magistrato delle Nuove Mura

Il Magistrato era composto da un Presidente e da sei membri scelti fra i cittadini nobili; di questi, due a turno erano incaricati «alli negotii della mattina, ai quali spetterà tra l’altre cose, il rivedere le liste, saldare li conti e sottoscrivere li mandati dipendenti dalla fabbrica perché possano essere pagati da quel Magistrato di Azienda che a quest’impresa deve imporsi ». Uno degli altri due membri a turno e se necessario i due assieme erano Deputati alla Fabbrica con incarico di sovrintendere ai lavori e con facoltà di « sommariamente decidere et ordinare con quella autorità che a tutto il Magistrato delle cause brevi sommariamente appartiene e di poter castigare sino a due tratti di corda li operai delinquenti e farli carcerare », ma soprattutto, e qui pensiamo non si è sufficientemente indagato, ai Deputati era affidato il coordinamento di tutta la progettazione esecutiva.
Al Magistrato erano allegati un cancelliere, un sottocancelliere, un sindaco, due targette (uscieri) e poteva assumere quel numero di soprastanti (assistenti ai lavori) che avesse richiesto la necessità dell’opera. Era inoltre affiancato dal Magistrato di Azienda, Ente composto da cinque membri nobili con compiti amministrativi e poteri finanziari riservati alla costruzione.
Nel corso del 1630, Presidente del Magistrato delle Nuove Mura fu Giacomo Lomellini, lo stesso che quattro anni prima, come Doge della Repubblica, aveva presenziato alla cerimonia di inaugurazione dei lavori.

Bartolomeo Bianco (Architetto)

Secondo le notizie reperite da Armando Di Raimondo e da Luciana Müller Profumo, risulta nativo di Villa di Coldrerio attorno al 1579. Ascritto fra i Maestri lombardi dell’Arte dei Muratori, sodalizio del quale diverrà Console nel 1609, giunse a Genova con il padre Cipriano nel 1602. Per la sua operosità nel 1609 è nominato dai Padri del Comune “Architetto Camerale”, carica che manterrà fino al 1625, quando sarà chiamato a succedergli Pier Francesco Cantone.
Nel momento in cui la temuta invasione Savoiarda volse l’attenzione della Repubblica alle fortificazioni della Città e del territorio, la presenza del Bianco primeggia per continuità nella progettazione e direzione di opere difensive; nella primavera del 1625 diresse l’esecuzione dei lavori campali (terrapieni e trinceramenti) al Posto della Lanterna, e redasse i computi delle maggiori opere attuate prima del progetto della nuova cinta, fra cui quello relativo alla strade coperte fra il Baluardo di San Michele e San Giorgio, al Castellaccio, allo Zerbino ed in Bisagno.
Per il rafforzamento delle Mura del secolo XVI, progettò la sistemazione del “Nuovo Cavaliero dell’Acquasola” (marzo 1626) ed il restauro della muraglia di Castelletto. Dopo aver partecipato, con le autorità civili e militari, ai sopralluoghi per l’esame del tracciato della nuova cinta provvide, insieme a Bastiano Ponsello, alla stesura del relativo preventivo di spesa riferendone ai Serenissimi Collegi il 15 settembre 1626. Durante la costruzione della suddetta cinta, si avvicendarono con il Bianco, nella carica di Architetto al servizio della Repubblica, il figlio Pietro e Bernardo Cantone.
Poco prima della sua morte, avvenuta nel marzo del 1640, aveva disegnato le casse per la formazione del Molo Nuovo.
Per la famiglia patrizia dei Balbi aperse, tra il 1606 e il 1618, la strada che prese il loro nome. In questa strada innalzò per loro quattro palazzi, attualmente Durazzo-Pallavicini (1618), Balbi (prima del 1622), Raggio e l’università (ex-collegio dei gesuiti, costruito a spese di Paolo Balbi, 1634-38). Di essi soltanto l’università è sostanzialmente intatta. Prima del 1622 costruiva in Piazza Campetto il palazzo Casaretto (già Sauli); nel 1623 il palazzo Cattaneo Della Volta in Piazza Cattaneo; nel 1629 progettava la chiesa di S. Carlo vicino alla quale possedette una casa.

Vincenzo Maculano (Fra Vincenzo da Fiorenzuola)

Nacque dalla nobile famiglia dei Maculano a Fiorenzuola (Piacenza) l’11 settembre 1578. Sedicenne vesti l’abito domenicano a Pavia, ed in quell’ordine sali al grado di Inquisitore della Fede. Nel 1625, per la fama da lui acquisita in materia di architettura militare, fu richiesto dal Governo genovese per fornire pareri tecnici in ordine alle fortificazioni di Genova e delle Riviere. La perizia dimostrata dal Maculano nell’affrontare lo studio delle fortificazioni ligustiche, indusse i Governanti della Repubblica ad inoltrare supplica al Pontefice perché acconsentisse al trasferimento dell’illustre Architetto da Pavia a Genova con pari grado e ufficio; analoga richiesta al Pontefice era stata avanzata dal Duca di Parma, ma i Genovesi ebbero la meglio ed il Maculano potè intervenire autorevolmente alle ricognizioni sulle alture della Città minacciata, a preludio del suo maggior impegno partecipativo al progetto delle Nuove Mura. Nello stesso periodo, su una galea messagli a disposizione dai Serenissimi Collegi, visitò la Riviera di Levante fino a La
Spezia, dove prospettò l’opportunità di procedere alla costruzione di una nuova fortezza e fornì suggerimenti per il potenziamento di quella esistente; nel ritorno visitò ancora Rapallo e San Michele di Pagana e delle osservazioni raccolte lasciò un’ampia relazione. Nella Riviera di Ponente visito Vado, dove disegnò il castello, e Porto Maurizio.
Durante il viaggio di rientro a Pavia, fece sosta a Gavi dove propose l’ampliamento dell’antica Rocca. Nel luglio 1626 fu chiamato a Roma da Urbano VIII per ricoprire l’incarico di Procuratore Generale dei Domenicani, ed in una lettera di commiato ai Serenissimi (5 luglio 1626) nell’esprimere la riconoscenza per un omaggio tributatogli, si riprometteva di tornare a Genova e aggiungeva: “Io non sono genovese, ma mi si conceda che lo dica, mi pare di essere genovese”. Da quel momento non si hanno testimonianze della sua presenza a Genova fino al 1630. Nel 1632 ritornò per ispezionare i lavori delle cinte.
Nominato Commissario Generale della Romana Inquisizione, nel 1639 ebbe la carica di Maestro del Sacro Palazzo. Nel 1641 il Papa lo nominò Cardinale col titolo di San Clemente ed Arcivescovo di Benevento; in due occasioni fu candidato per l’elezione a Pontefice. Morì nel 1667.
L’importanza del ruolo svolto dal Maculano nelle Fortificazioni della Repubblica è testimoniata dalle sue relazioni e dalle lettere conservate negli Archivi Genovesi. 

Giacomo De Sicre (Architetto Militare)

Ingegnere e Maresciallo di Campo dell’esercito Francese nato in Svizzera nel 1707, giunse a Genova, quarantenne, con i primi aiuti inviati dalla Francia. Due anni prima aveva ideato e diretto le operazioni contro Tortona. Assunto il primo ottobre 1747 alle dirette dipendenze della Repubblica con lo stipendio annuo di Lire 12.000, si dedicò allo studio di un progetto di difesa della Città e dell’intero territorio della Repubblica. D’ordine del Maresciallo De Bissy tracciò i disegni per le postazioni difensive più urgenti a Santa Tecla, Quezzi e al Diamante, località presso le quali non esistevano che opere provvisorie approntate alla meglio dalle popolazioni.
Fortificò quindi la collina di Belvedere, le vette dei Due Fratelli e N. S. del Monte, precedentemente del tutto trascurate. Fu merito suo se Genova non ricadde in mano agli Austriaci: le sue insistenze infatti valsero a far revocare l’ordine, dato dal Maresciallo De Boufflers al Marchese di Leyde, di abbandonare le posizioni della Madonna del Monte sulle quali il nemico si affacciava minacciosamente. Ciò ottenuto invió adeguati rinforzi che dopo asperrimi combattimenti costrinsero il nemico alla rotta.
Uomo affabile, cortese, rapido nelle decisioni come sicuro nei suoi giudizi, fu ascritto tra gli Accademici di merito della Ligustica di Belle Arti nel 1751, primo degli Architetti militari. Morì a Genova il 3 maggio 1755.

Pierre De Cotte (Ingegnere)

Colonnello dell’esercito Francese giunse a Genova nel 1747 col De Sicre. Diresse gli importanti lavori di fortificazione di La Spezia e tale opera gli valse il pubblico encomio del Magistrato delle Fortificazioni.
Nel 1751, quando faceva ancora parte del corpo degli Ingegneri, venne proposto per la nomina a Direttore delle “Costruzioni e degli Appalti delle Fortificazioni”. Al 1752 risalgono i numerosi rilievi e progetti di ammodernamento della Fortezza di Santa Maria alla Spezia, conservati negli Archivi di Genova.
Nel 1774 fu ancora chiamato a dare il suo parere sul progetto di costruzione del Conservatorio delle Fiaschine sopra le mura dello Zerbino. Fu ascritto tra gli Accademici di Merito della Ligustica. 

Codeviola Michele (Ingegnere Militare)

Nato a Genova nel 1717, si trasferi, giovanissimo in Catalogna dove segui i corsi di matematica all’Accademia di Barcellona conseguendo l’idoneità nel maggio del 1742, durante il volontariato in un reggimento di fanteria di S.M. Cattolica. Nominato nello stesso anno Tenente ed Aiutante nel
parco di artiglieria, fu inviato nel 1744 in Italia con il Corpo di spedizione spagnolo comandato dall’Infante Filippo ed il 22 aprile diresse l’azione che portò una colonna di artiglieri alla conquista dei trinceramenti di Monte Albano.
Nel 1751 fu ascritto tra gli accademici di merito della Ligustica, presso la quale si dedicò all’insegnamento.
Il 21 maggio 1755 inoltrò domanda per essere assunto al servizio della Repubblica come Capitano degli Artiglieri o dei Minatori o degli Ingegneri, e quale saggio delle sue capacità presentò due progetti di difesa del porto di Genova. Il Governo della Repubblica approvò il secondo e, con il benestare della Corte di Spagna, assunse il Codeviola in qualità di Capitano degli Ingegneri con l’assegno mensile di 100 lire.
Già in precedenza, tuttavia, il Codeviola aveva avuto dal Magistrato delle Fortificazioni l’incarico della “guardia, alzamento, rettificazione delle piante, profili, disegni e stati generali e particolari delle fortificazioni” della Città.
Promosso Maggiore, veniva dichiarato dal detto Magistrato “uomo la cui abilità e buon genio lo fanno da tutti riguardare come un acquisto vantaggioso al pubblico servigio”.
Nel 1794 fu invitato dal Deputato G. B. Grimaldi, ad elaborare un piano di difesa della Città che prevedesse l’impiego di non più di 1.500 uomini della truppa di linea e 15.000 delle milizie Polceverasche e del Bisagno. Nonostante ormai avanti con gli anni il Codeviola intraprese il lungo e gravoso lavoro, redigendo un’ampia e particolareggiata relazione corredata da una carta in grande scala ripartita in 120 disegni.
I sopravvenuti mutamenti politici ed una grave malattia che colpi il Codeviola interruppero però il lavoro quando era in via di ultimazione: poiché nessun compenso gli era stato corrisposto per l’imponente fatica, nel dicembre del 1797 egli avanzò una supplica al nuovo Governo facendo presenti la sue condizioni. Su proposta del Capo Battaglione Brusco e del Cap. Steffanini gli furono riconosciuti 220 scudi ed il Governo si assunse l’onere della spesa per il riporto su tela delle carte eseguite, al fine di assicurarne la conservazione.
Tra le sue opere di maggior rilievo si ricordano:
1773 – Il ponte levatoio della Lanterna;
1778 – il riempimento dei fossati alla Porta dell’Arco;
1780 – la relazione sulla difesa marittima di Genova;
1788 – Il rilievo del Castellaccio;
1793 – il progetto per un ponte in muratura alla Porta Pila, approvato dagli Ingegneri Giacomo Brusco e Domenico Policardi.
1795 – il progetto di difesa del porto di Genova.Morì in Genova nell’aprile del 1801.

Giacomo Brusco Ingegnere

Nacque a Savona il 28 agosto 1736 da Giambattista, noto pittore di maioliche. Avviato agli studi di ingegneria entro, poco più che ventenne, al servizio della Repubblica Genovese col grado di Tenente del Genio Militare.
Nel 1772 progettò la strada fra Voltri e Savona, opera che però avrebbe visto l’inizio solo nel 1791 a seguito dei mutamenti politici sopravvenuti; infatti, ingegneri francesi fecero loro i piani del Brusco e vi diedero parziale attuazione.
E’ frutto della sua perizia la topografia di Genova, pubblicata nel 1666 e successivamente riprodotta in innumerevoli incisioni e litografie; il rilievo, se si prescinde da quello eseguito nel 1656 da un gruppo di otto Architetti su Commissione dei Padri del Comune, può, a buon diritto, essere considerato la prima pianta della Città.
Nel 1778 fu ascritto tra gli Accademici di Merito della Ligustica di Belle Arti e nello stesso anno iniziò gli studi per risolvere il problema della sistemazione dell’Acquedotto Civico: li riprese nel 1782, e nel 1784 costruì all’uopo il ponte tra S. Gottardo e Staglieno.
Nel 1781, assieme al Magg. Codeviola, aveva curato la realizzazione del ponte sul Bisagno.
Nel 1785 tracciò i disegni per la costruzione di un pubblico lavatoio alla Marina. L’anno successivo si occupò
della facciata del Palazzo Grimaldi, venuta a prospettare sull’allora aperta via Nuovissima (l’attuale via Cairoli), risolvendo contemporaneamente il problema del collegamento con la via Nuova (ora Garibaldi).
Nel 1787 elaborò il progetto di una strada per il collegamento di Genova con Sarzana, attraverso la Riviera
di Levante. L’anno seguente propose una serie di interventi per la sistemazione di via Fassolo. Per le sue benemerenze venne nominato dal Magistrato delle Fortificazioni Maggiore degli Ingegneri e nel 1791 successe alla carica lasciata vacante da Michele Codeviola; in quel tempo il suo ufficio fu richiesto per i lavori di rafforzamento e miglioria delle difese della Città e in special modo del Forte Sperone. Nel 1796 progettò il nuovo lavatoio pubblico di via dei Servi, poi modificato sui disegni di Carlo Barabino. Raggiunto nel 1797 il grado di Tenente Colonnello ebbe l’incarico dal Governo Provvisorio di eseguire i tipi dell’intero territorio della Repubblica, ripartiti nei vari distretti, e di riferire sullo opere difensive e stradali: il lavoro, nonostante l’imponente mole, fu portato a termine nel gennaio del 1798.
In questo stesso anno figura tra i fondatori dell’Istituto Ligure. Risale presumibilmente a questo periodo il suo progetto per l’apertura, tra la chiesa di Carignano e la Batteria della Cava, di una vasta piazza, a forma ellittica, da intitolare alla “Concordia” e capace di 20.000 persone. Nel 1800 fu tra gli Accademici che, in considerazione delle ristrettezze economiche in cui si dibatteva l’accademia Ligustica di Belle Arti, offrirono di prestare gratuitamente il loro insegnamento agli allievi dell’Istituto.
Posto in congedo sotto il Governo Napoleonico gli fu conferita, in riconoscimento dei suoi meriti, la Legion
d’Onore. Tuttavia la sua attività non ebbe soste poiché risulta che nel 1806 tracciò i disegni della strada che avrebbe dovuto attraversare Nervi, e dei tronchi dell’arteria di collegamento con Recco e Sarzana. L’opera fu intrapresa dal Governo Francese, sotto la direzione di ingegneri doltr’alpe, così come nel 1811 fu data attuazione ad un altro progetto del Brusco, la già menzionata strada da Genova a Voltri.
Ritornata Genova, per breve tempo, alla libertà, il Brusco, a 78 anni, venne richiamato in servizio e preposto, il 27 luglio 1814, al comando del Genio Militare. L’anno dopo, il Governo del Re di Sardegna gli affidò la direzione Generale degli Archivi del Genio conferendogli l’onore ficenza di Cavaliere dei Santi Maurizio e Lazzaro.
Il Brusco, considerato “uno dei principali rappresentanti di quella scuola genovese di cartografia terrestre di cui fu massima gloria Matteo Vinzoni, si spense improvvisamente in Genova il 27 ottobre 1817. 

Flobert Antonio Federigo Ingegnere militare

Formatosi alla scuola di Architettura Militare francese, entrò nel 1751 a far parte del Corpo degli Ingegneri Militari della Repubblica di Genova con il grado di Colonnello alle dipendenze del Maresciallo di Campo Giacomo De Sicre.
Nel 1755 fu invitato a visitare le Fortificazioni di Savona per le quali, in una approfondita relazione, propose significativi miglioramenti su incarico del Governo. Due anni dopo studio la possibilità di ricostruire la Fortezza di Vado, smantellata nel 1687 per ragioni di bilancio e per l’utilizzo in altra sede delle artiglierie ivi dislocate; le rinnovate attenzioni per la Fortezza di Vado conseguivano dal timore di possibili sbarchi in quel tratto di litorale.
Nel 1756, con gli altri Ingegneri francesi De Cotte e De Sicre, ebbe incarico della progettazione del Forte
Diamante, realizzato poi sul disegno proposto dal De Sicre.

Immagini collegate: