Il Forte Monteratti, situato a 560 metri di quota sul crinale del monte posto a spartiacque fra la valle del Bisagno e la valle dello Sturla, rappresenta una delle maggiori fortificazione realizzate nel settore orientale della Città.
La posizione dove sorse il Forte, ospitava nel 1747 le ridotte ed i trinceramenti costruiti per affrontare le truppe Imperiali condotte dal Generale Schulenborg che, nel mese di giugno, dopo aver battuto alla Serra di Bavari la Compagnia comandata da Galeotto Pallavicini (caduto combattendo in Val Bisagno il 18 dello stesso mese) avevano raggiunto la Bocca dei Ratti; qui si apriva loro la strada per la conquista del monte e, dal lato apposto, per investire le difese dei Camaldoli, della Madonna del Monte e di San Giuliano d’Albaro, “nei quali luoghi signoreggiavano le genovesi trincee, talché i lanzi si fan signori del conteso stretto dei Ratti, e sul fare del giorno poterono i genovesi scorgere tutte le alture che sopraggiudicano la val Bisagno in balia del nemico”.

Riconquistata dai genovesi la posizione nel mese successivo, per sollecitazione del Marchese di Bissy e poi del Duca di Richelieu, i Deputati alle Fortificazioni deliberavano l’approntamento di opere campali al monte Ratti affidandone la direzione esecutiva ai Capi d’opera Cantone e Orsolino, e nello stesso tempo, incaricavano l’impresario De Ferrari di innalzare altre difese alla Bocca dei Ratti.
Nell’assedio del 1800, la ridotta del monte Ratti, già in mano degli Imperiali, fu espugnata il 30 aprile dai francesi che costrinsero alla resa un battaglione formato da 450 austriaci, la cui bandiera, recata a Genova dal Generale Massena, rappresentò il trofeo della battaglia.
Nel 1819, dopo l’annessione della Liguria al Regno Sabaudo, fu decisa la costruzione di due torri a pianta circolare erette sull’allineamento del crinale a levante e a ponente; la seconda di queste, emergente dal Forte ancora agli inizi del ‘900 avrebbe rappresentato la prima difesa del monte ed un elemento integrato con la struttura dell’opera realizzata nel decennio 1830-40.
La fortificazione presenta uno sviluppo lineare di duecento metri lungo il crinale del monte e si distacca da esso a mezzo di un cortile interno compreso tra il fronte settentrionale ed il muro di contenimento.
Il fronte volto a mezzogiorno, ripartito su tre piani contrassegnati all’esterno da una successione di finestre e di feritoie, è interrotto al centro da un bastione sporgente, a pianta rettangolare, in grado di battere il fondo valle e operare la difesa ravvicinata dell’accesso orientale al Forte, peraltro già protetto da un baluardo sul vertice. Il suo stato di conservazione appare compromesso dal totale abbandono, e l’asportazione dei tiranti in ferro di collegamento fra i muri frontali ha determinato effetti negativi per la stabilità delle strutture; le precarie condizioni della volta di copertura in mattoni, conseguite allo smantellamento del rivestimento del tetto, hanno provocato diffuse infiltrazioni d’acqua piovana.
La costruzione, che deve il suo nome ad una antichissima famiglia di proprietari terrieri, somiglia più ad un casermone che ad un vero e proprio forte; essa incuriosisce per la sua mole singolare e nonostante le ripetute depredazioni riserva ancora affascinanti scoperte all’attento visitatore.
Può essere raggiunto sia dalla parte di Marassi, attraverso le vie Bracelli, Loria, ed il quartiere del Biscione, sia da S. Fruttuoso attraverso via Donghi, via Berghini, ed i Camaldoli.
(Tratto da “Mura e fortificazioni di Genova” Riccardo Dellepiane, Nuova editrice Genovese)

