Posto sul contrafforte orientale del Ratti è situato a 415 metri sul livello del mare. Si erge sopra l’abitato dei Camaldoli e lo si può raggiungere a piedi pochi minuti dopo aver lasciato il capolinea dell’autobus e percorrendo la strada che conduce alla cava del monte Ratti. Altro itinerario si può seguire intraprendendo da S. Martino la ripida salita S. Tecla e via Camaldoli.
L’ultimo tragitto alternativo è il più impervio: da Borgoratti si risale via Copernico; lasciata la carrozzabile alla sua estremità superiore si prosegue per un sentiero, lungo il crinale incontriamo presso un serbatoio dell’acquedotto alcuni fossati e trincee del 1747, proseguiamo a vista sino a raggiungere il forte in un’ora circa.
Il Duca Richelieu giunto a Genova nel settembre 1747, osservando le difese nei dintorni della città, consiglia al Magistrato delle Fortificazioni di munire con opere difensive il colle sopra i Camaldoli.
Il Sicre su questa richiesta prepara un progetto di un fortilizio a forma allungata, bello nella pulizia delle linee e nella razionalità delle difese. È la tipica ridotta settecentesca, bassa sul terreno e robusta. Nel novembre del 1747 i lavori sono iniziati, e nel breve giro di sette mesi è completato nel fossato, nei basamenti dei muraglioni e nel terrapieno per l’artiglieria. Il caposaldo fu intitolato al vanaglorioso Richelieu.
Nel febbraio del 1748 il forte è in condizioni di difendersi, ma i muraglioni sono ancora in pietre a secco. Nel maggio 1748 il Maresciallo di Campo Chauvelin chiede di fornirlo d’artiglieria, di costruire una cisterna, predisporre alloggiamenti per almeno 150 soldati, i magazzini, innalzare una palizzata intorno al fossato,
e costruire due piloni al centro della cortina al lato mare per poter gettare il ponte levatoio. Per far tutto ciò occorrerebbero almeno 400 operai. Il numero spropositato dei lavoratori ci fa capire l’urgenza di completare l’opera, dettata dal timore di un’iniziativa austriaca su Genova.
Infatti all’approssimarsi della data stabilita per por fine alle ostilità i contendenti avrebbero cercato di farsi trovare in posizione di reciproco vantaggio per stabilire più favorevoli condizioni di pace.
Dopo il 1748 il forte fu abbandonato ma troverà onore nel 1800.
Migliorie furono apportate dal Genio Militare Sardo tra il 1815 e il 1827; da un progetto del 1850 si può osservare lo stato del forte, e le proposte di successive modifiche. Osserviamo che rispetto al progetto del 1747 era stato rettificato il lato Genova; allargato il corpo centrale spostando a valle il muro lato Sturla; modificata la parte a monte aggiungendo un bastione e ricavando così l’apertura di una nuova troniera. Il prospetto a mare era variato con la riduzione dei bastioni a tutto vantaggio della cortina. Davanti al ponte levatoio era un piccolo piazzale, con un vallo di prima difesa dalla caratteristica forma a freccia, e collegato al cammino coperto. L’altezza dei muri è notevole, sono mediamente 10 metri dal parapetto alla base. Al centro del recinto si ergeva una casermetta rettangolare di metri 8×13 alta circa 7 metri, per l’alloggiamento truppa, altre due baracche erano dietro la torre.
Un nuovo progetto del 1850 prevedeva sugli spalti altre tre troniere puntate a monte, la formazione dietro la cortina di corpi di guardia con feritoie e troniere prospicenti il fossato, la sistemazione della polveriera nel bastione a levante, il porticato ed una caserma su due piani.
La copertura della caserma, nell’elaborato del 1850 era proposta con spesse volte più un riporto di terra per attutire l’impatto delle bombe. Tale soluzione richiedeva ai piani sottostanti spesse strutture verticali; si preferirà optare per una copertura con volte più sottili a tutto vantaggio dell’abitabilità interna, tanto più che l’avvento dell’artiglieria a canna rigata avrebbe vanificato le difese riposte nello spessore delle murature.
Dal cortile posteriore un passaggio sotterraneo doveva condurre ad una torre, poi non attuata, e ad un camminamento interrato per i fucilieri nel muraglione di controscarpa a nord.
Al posto della torre fu attuata un’appendice sporgente al centro dei due bastioni e munita di feritoie a livello fossato.
Una successiva modifica che valse a conferirgli un aspetto inconsueto, quasi rinascimentale, fu la copertura a falde impostata sui baluardi e sulla cortina del fronte mare e sulla caserma; a tale scopo si costruirono lungo i parapetti dei pilastri in muratura per sostenere le capriate.
Durante l’ultima guerra fu utilizzato come appoggio alle batterie antiaeree situate un centinaio di metri a nord.
Lo stato di abbandono attuale è simile a quello degli altri forti; la struttura è sostanzialmente integra, sono per lo più le parti esterne che lentamente si sgretolano per incuria ed insensibilità.
Attualmente è in uso alla RAI che vi ha montato un ripetitore, per cui il forte non è visitabile.
(Tratto da “Fortificazioni campali e permanenti di Genova” di R. Finocchio, Valentini Editore)
Batterie nei pressi del Forte Richelieu
(Tratto da “I forti di Genova” Sagep Editice)